Un pellegrinaggio vero prevede un cammino di silenzio, dove l’anima può ascoltare Dio. Come avvenne per il profeta Elia, che udì la Sua voce nel «soffio di una brezza leggera» (1 Re 19,12). Il Vangelo, poi, da sfogliare ogni giorno, non deve mancare nello zaino del viandante. La sua lettura è un modo potente di pregare, poiché non è mai solitaria. Lo Spirito santo affianca il fedele nella rievocazione del cammino fatto da Gesù, per noi, fino alla croce.
Il pellegrinaggio è abitato da due compagnie: l’accoglienza silenziosa della Parola di Dio, assistita dallo Spirito santo, e l’attenzione ai più deboli, valorizzati nella fraternità. La vita cristiana invita a uscire da se stessi, per andare incontro agli altri con generosità.
Scopo del cammino non è il raggiungimento del sito religioso, ma l’irrobustimento della testimonianza nella quotidianità. È proprio il dono che si chiede a Dio, per i fedeli giunti al termine di un pellegrinaggio: «Effondi su di loro l’abbondanza delle tue benedizioni, perché rientrando alle proprie case proclamino con gioia, in parole e opere, le tue meraviglie». Benedizione, gioia, meraviglia. Una triade giubilare.