Parrocchia di Laorca

Santi Pietro e Paolo

Le nostre chiese in parrocchia

Chiesa di Laorca

Parrocchiale
Santi Pietro e Paolo, apostoli

Fu edificata nel 1594 e consacrata il 16 luglio 1628

Chiesa Malavedo

Sussidiario
Malavedo

Via Falck: Sant’Antonio, abate. Fu edificata nel 1940 e consacrata il 17 giugno 1942
Chiesa Cimitero

Sussidiario
Cimitero

Via Padre Augusto Gianola: San Giovanni Battista e San Giovanni Crisostomo. Fu edificata nel 1300.

La Chiesa del cimitero a chi è dedicata?

Per la ricca tradizione legata a questo luogo sacro si rimanda al volume A centonove passi dalla Chiesa di Laorca di Aloisio Bonfanti (Lecco, 1990).

Essa risulta essere la prima chiesa presente sul suo territorio; si discute invece su questo passaggio di titolarità da S. Giovanni Battista a S. Giovanni Crisostomo.

Dato per certo che il Liber Notitiae Sanctorum dei primi anni del ’300 la cita come dedicata a S. Giovanni Battista, è durante la visita di San Carlo del 1566, che l’estensore dei decreti cita per la prima volta la chiesa di S. Giovanni Crisostomo in questi termini:

visitata quoque ecclesia nuncupata S. Joannis oris aurei – venne visitata anche la Chiesa di S. Giovanni bocca d’oro [in minuscolo!].

Si aggiunga il fatto che in una grotta fuori della chiesa veniva venerata la figura di un altro S. Giovanni, detto l’eremita.

Il dipinto attuale, sulla sinistra della parete che s’aggiusta con il presbiterio, dove appunto nelle relazioni degli amanuensi di S. Carlo e del card. Federigo doveva esserci l’altare dedicato al Crisostomo, non lascia alcun dubbio, perché raffigura la nascita di Giovanni il Battista; infatti, accanto al padre che assiste al parto, su di un tavolo, l’autore ha dipinto il turbante, segno distintivo di Zaccaria, appartenente alla classe sacerdotale.

A che periodo risale quel dipinto? Don Giovanni Annovazzi, senza citare la fonte, afferma che il dipinto è del 1638, cioè 30 anni dopo la visita del card. Federigo e ciò starebbe a significare che la tradizione era legata più al Precursore che al vescovo di Costantinopoli. Bisognerebbe anche essere in grado di giustificare una devozione a questo santo orientale nelle nostre terre; una devozione pressoché sconosciuta per quei tempi.

Purtroppo sia ai tempi di S. Carlo che del Federigo le immagini sunt quamplurimae corrosae et squalentes.

Anche se erano corrose e con troppe cadute di colore perché non accennare ad una pur minima descrizione per un dipinto fuori del consueto? E perché non ritenere che il relatore arcivescovile abbia usato il termine “bocca d’oro”, scritto in minuscolo, proprio riferito a S. Giovanni Battista, per aver preparato un popolo ben disposto ad accogliere il Signore?

Dall’anagrafe parrocchiale poi si rileva che il nome di battesimo “Gio Batta” era frequentissimo; un motivo in più per giustificare una devozione verso il Santo Precursore.